Sindrome di Usher: primi dati promettenti da nuova terapia genica sviluppata al Tigem

Presentati alla Sala conferenze del Rettorato dell’Ateneo Vanvitelli a Napoli i risultati di una nuova terapia genica che fa regredire una rara malattia della retina finora incurabile. Resi noti anche i dati preliminari su altri 7 pazienti italiani, che confermano sicurezza e tollerabilità del nuovo approccio.

Nella foto da sinistra: il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, la Chief Scientific Officer del Tigem Graciana Diez-Roux, il Prof. Gianfranco Nicoletti
Rettore dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, la Dott.ssa Maria Rosaria Campitiello Capo del Dipartimento Prevenzione, della Ricerca e delle Emergenze Sanitarie del Ministero della Salute e la professoressa Francesca Simonelli, Direttrice della Clinica Oculistica dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” 

Una nuova terapia genica sperimentale sviluppata presso l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM) di Pozzuoli ha mostrato risultati clinici incoraggianti in pazienti affetti da sindrome di Usher di tipo 1B, una rara malattia genetica che provoca sordità alla nascita e perdita progressiva della vista. I primi dati, presentati a un anno dall’avvio dello studio clinico, indicano un miglioramento significativo della capacità visiva in assenza di eventi avversi gravi.

La terapia è stata somministrata per la prima volta al mondo presso la Clinica Oculistica dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, centro capofila della sperimentazione. Il primo paziente trattato, un uomo di 38 anni, ha riportato dopo dodici mesi un miglioramento sostanziale della vista, sia da vicino che da lontano, anche in condizioni di scarsa illuminazione.

“Ora riesco a riconoscere i volti, vedere le corsie del magazzino dove lavoro, leggere i sottotitoli in TV. Non è solo vedere meglio, è ricominciare a vivere”, ha raccontato il paziente.

La sindrome di Usher di tipo 1B è causata da mutazioni del gene MYO7A, troppo grande per essere trasportato dai vettori virali comunemente impiegati nella terapia genica. Per superare questa limitazione tecnica, i ricercatori del TIGEM hanno sviluppato una piattaforma innovativa basata su un sistema a doppio vettore: due virus modificati trasportano ciascuno metà del gene, permettendo alla cellula di ricombinare le informazioni e produrre una versione completa e funzionante della proteina mancante.

“La terapia genica è già una realtà per diverse malattie rare, ma restano limiti tecnologici da superare. La nostra piattaforma consente di estendere questa possibilità anche a patologie causate da geni di grandi dimensioni”, ha spiegato Alberto Auricchio, direttore del TIGEM e responsabile scientifico di AAVantgarde Bio, azienda biotech sponsor dello studio clinico nata grazie a un primo finanziamento del fondo Sofinnova-Telethon.

Il trattamento avviene tramite un intervento in anestesia generale, durante il quale i vettori vengono iniettati sotto la retina. “L’intervento non è particolarmente invasivo e l’effetto sull’acuità visiva può manifestarsi già dopo poche settimane”, ha spiegato la professoressa Francesca Simonelli, responsabile del Centro di Terapie Avanzate Oculari dell’Ateneo Vanvitelli. “Nel primo paziente trattato, il miglioramento è stato evidente a due settimane e progressivo nel tempo”.

Oltre al primo caso, tra ottobre 2024 e aprile 2025 altri sette pazienti sono stati trattati nell’ambito dello studio internazionale di fase I/II LUCE-1, attualmente in corso. Le dosi somministrate sono state due differenti livelli (bassa e intermedia), e nei prossimi mesi è previsto il trattamento di altri sette pazienti con un dosaggio più elevato. I dati raccolti finora confermano la sicurezza e la buona tollerabilità della terapia: gli episodi di infiammazione oculare osservati sono stati lievi, poco frequenti e facilmente gestibili con terapia corticosteroidea.

Questi risultati preliminari rappresentano un primo passo importante nella valutazione dell’efficacia clinica di questa nuova tecnologia. “Si tratta di una sperimentazione ancora in corso, ma i segnali raccolti finora aprono nuove prospettive anche per altre malattie oculari ereditarie oggi prive di opzioni terapeutiche”, ha aggiunto Simonelli.

Fondazione Telethon sostiene da oltre dieci anni il lavoro dei ricercatori del TIGEM che ha portato a questo approccio innovativo, con l’obiettivo di rendere disponibili trattamenti concreti per patologie genetiche rare finora considerate non affrontabili con la terapia genica tradizionale.

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